Manca pochissimo e finalmente si chiuderanno le partite di governo di tantissimi comuni siciliani. Faccio un appello agli ultimi codardi: esprimetevi
Manca un giorno al voto, in Sicilia c’è grande fermento. La tensione sale, i bar quintuplicano gli affari, l’arancina al burro vale oro, i fischi sembrano fiaschi.
E’ il momento in cui si può attaccare tutto e chiunque, travisarne i momenti, scontornarne le emozioni, i messaggi, i segnali e criticare. Magari chi, ad esempio, ha deciso di mettere la propria faccia candidandosi, oppure perché no, scrivendo. Anche faziosamente come me.
Non è un problema. Il valore della critica resta sempre più alto di un qualsiasi silenzio, resta comunque avulso dal contesto o meglio, dal momento in cui lo si pone.
Si può essere contrari ad una scelta, ne siamo tutti consapevoli. Lo si può essere con decisione. Mai però sottobanco! Utilizzando mezze parole, messaggi subliminali, ipotesi surreali e mezzucci utili a sostenere le proprie tesi. Bisogna urlarle, anche quando tutto questo può attirare palate di merda.
Perché non è la negazione di un confronto a rendere migliori le persone, è l’esercizio della propria coscienza a farlo.
Non serve il livore, non serve il rancore, non serve l’autoproclamazione per sentirsi migliori, se poi, l’unico “essere” che rendete partecipe del vostro intelletto è lo specchio di casa.
Abbiate la forza di non essere codardi, di uscire le emozioni, anche stupide. Anche quando verrete demoliti. Sappiate parlare anche dietro ad una bordata di fischi.
Alla fine, chi perde, è solo chi si nega. Perché non saprà mai il valore delle proprie idee.
L’espressione del proprio pensiero non è un cartello con su scritto “wanted”, è solo la libertà di essere se stessi, al di là di ciò che può pensare qualcuno.
E sentirsi dire ogni tanto “cretino/a” non ha mai ucciso nessuno. Non ucciderà neppure voi.