Totò Cuffaro è indubbiamente il volto della Sicilia degli anni duemila.
Un imprescindibile connubio tra bene e male che nel primo decennio del nuovo secolo ha incantato, deluso e amareggiato almeno due milioni, su sei, cittadini dell’isola.
Totò l’impareggiabile: baciatore e baciato, amato e odiato, sbeffeggiato e sbeffeggiatore. Nessuno meglio di lui può simboleggiare la nostra sicilianità; Mafioso, ma anche no. Con un problema di coscienza, ma risolvibile. Carcerato, ma salutava sempre. Totò grasso, poi dimagrito. Totò infamato, ma celebrato. Insomma Totò, per sempre Totò.
Da quando è uscito di prigione non si fa altro che rincorrerlo, intervistarlo, coccolarlo. Tutti vogliono un parere da Totò; per chi votare alle regionali, comunali, condominiali. Totò ti piace Ferrandelli? Vorresti adottare un figlio con Crocetta? Sei renziano o vulcaniano? Che ne pensi delle bretelle di Crisafulli?
Insomma tutti a fargli domande, a cercare risposte e avanzare richieste. Totò qua, Totò là. Domande che non disattende mai, come ai bei tempi della sua Presidenza.
Totò un postu ppi me figghiu; Totò mi tagghiaru l’acqua; Totò fa chioviri.
Totò cuore d’oro rispondeva sempre.
Totò centralino.
Totò 2008.
E da allora, da quel fatidico anno, da quell’ingestibile giorno, da quel pomeriggio di dolore e indignazione, da quei cannoli, poggiati su un piano che Totò zuccherato diventò Totò sdisonorato.
E venne il giorno, ca su purtaru. Anzi, che si consegnò, con l’incredibile forza di un uomo, distrutto e logorato dal potere, un uomo su cui tutti mangiarono e fecero mangiare, come solo il triste destino di un ultimo, vero, democristiano saprebbe fare.
Totò croce e delizia.
Totò numerato, anzi, sbarrato, come una vecchia identificazione dell’Amat.
Totò in galera, come un orso in primavera.
Totò crociato, per i compagni d’avventura, per i compagni in gattabuia.
Totò scudato, per i compagni di partito, per i compagni di destino.
Totò parafulmine, come un altro Totò, quello che baciava un democristiano.