Nell’immaginario collettivo, quando qualcuno racconta di essere siciliano la prima cosa a cui ti associano è il cannolo. Di per sé la cosa non sarebbe male: questa nuova associazione di idee stereotipate sui siciliani, infatti, ha ribaltato una classifica che noialtri non gradivamo tanto.
Ce n’è voluto di tempo, ma alla fine la ricotta ha dominato su tanti altri luoghi comuni sulla Sicilia e la sua gente! Quindi, quando dico che vengo dalla Sicilia, sottintendo cannolo. E’ una formulazione di pensiero automatica che ormai è evidente persino a me, che fino a vent’anni non apprezzavo nemmeno questo capolavoro della pasticceria nostrana. Ancora adesso non saprei spiegarmi il perché di tale ragione, ma dopo i vent’anni ho scoperto di aver perso un pezzo importante della gioventù, come quando sei fidanzato per tanto tempo e lei alla fine ti lascia per uno appena incontrato sul treno.
Ecco quell’amarezza lì che però ho superato nel Natale 2001, proprio dopo aver rotto con la mia ex – vedi il caso – quando per la prima volta sono entrato nel trip della ricotta di pecora mescolata in un’alchimia con zucchero e gocce di cioccolata, e confezionata ad arte all’interno di una cialda croccante e fresca, che al solo morso ha cancellato due anni di inferno e regalato la felicità eterna di una nuova dipendenza.
Il cannolo di Piana degli Albanesi da allora è la mia “droga dolce”! Girano tante leggende sui cannoli di Sicilia, tipo che il dolce chiamato cannolo di Dattilo (TP), sia il migliore: tante storie a mio avviso narrate per creare un senso di concorrenza che in realtà non esisterà mai. Perché semplicemente nella mia regione ogni provincia ha le sue peculiarità a cui il cittadino resta legato e affezionato sia in terra natale che al di fuori di essa.
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