Piantare alberi ti da il senso vero della giustizia. Soprattutto quando lo si fa con la consapevolezza di riempire una “ferita” aperta molti anni prima.
Può sembrare esagerato, ma l’ho sempre ritenuto uno sfregio, un atto ingiusto.
Ho sempre visto così lo sradicamento di arbusto, specialmente poi da frutto, cioè che contribuisce anche all’arrotondamento del mio stomaco. Cu sti cosi un si babbìa!
Negli anni ’90, inspiegabilmente o per meglio dire, per evitare danneggiamenti alla recinzione, dal giardino di casa vennero rimossi un mandarino e un limone.
Un atto che nel tempo, forse, si è rivelato anche “inutile”, dato che la recinzione viene danneggiata ripetutamente per cogliere il resto dei frutti dagli alberi rimasti.
Ma vabbè. Le cose “arrubbate” hanno un sapore diverso e dunque, “santiando”, mi limito a riparare di tanto in tanto i varchi.
Evidentemente chiedere un assaggio è meno piacevole di sfondare una recinzione nei punti più assurdi.
Ma chista è a situazione!
Così ogni tanto, quando il fisico me lo consente, dedico due ore di tempo per mettere ordine, ripristinare i danni e piantare qualcosa.
Finalmente però, mi sono deciso a riportare in sesto l’equilibrio delle cose: ho piantato un mandarino tardivo di Ciaculli, su cui ci vorrebbe una grande discussione ed un limone lunario.
E niente. Mi piace pensarla così e scriverlo in un post per poi un giorno rileggerlo.
Adesso mi tocca aspettare almeno due anni per mangiarmi un frutto prodotto da questi due, sperando che fino ad allora non mi tocchi, ancora, ricostruire la recinzione.
Ccà siemu!