“Io per fortuna c’ho la camorra” narra di un mondo a stento registrato dai media che se ne accorgono solo quando ci scappa un morto di troppo
“Io, per fortuna c’ho la camorra” è il primo libro di Sergio Nazzaro che leggo. E’ un campano, di Mondragone per la precisione, amante del mare e che conoscevo già nei panni di sagace e pungente autore del “graffio” sulla rivista Left.
Devo dirvi che la sua scrittura mi ha piacevolmente sorpreso. E’ sempre fresca, mai scontata e/o banale come spesso si rischia di essere quando si trattano temi così delicati. Nazzaro non cerca lo stimolo dei sentimenti, è un cronista con il dono dell’arte del racconto che sa suscitare emozioni.
Ha un modo di leggere gli eventi davvero particolare e li descrive utilizzando una tecnica di percezione del tempo e dei fatti quasi da sceneggiatore teatrale.
Non ho dubbi nel dire che “Io, per fortuna c’ho la camorra” sia un vero capolavoro giornalistico che tutti, giornalisti compresi, dovrebbero leggere almeno una volta nella vita.
«Sei uno di cui mi fido e ne abbiamo vista qualcuna insieme, soltanto chi rischia insieme sa cosa significa Questo maledetto lavoro e questa maledetta terra».
ROBERTO SAVIANO
C’è un’altra Italia che vive sul confine tra la provincia di Caserta e Napoli. Posti come Mondragone, Castelvolturno, Arzano, Villa Literno, Aversa, Frattamaggiore. Un mondo a stento registrato dai media che se ne accorgono solo quando ci scappa un morto di troppo. Un mondo fatto di gente che ogni mattina riprende a lottare per la propria dignità senza alcuna garanzia di farcela e un mondo di gente che ha dichiarato guerra al mondo degli altri. E tra questi mondi allignano le storie di Sergio Nazzaro. Un giornalista scomodo che la Camorra e il Sud se li porta appiccicati nello sguardo e nel furore di una prosa barocca e risentita. Nazzaro affonda le mani in una realtà fatta di sfruttamento, dolore, disoccupazione, morte, violenza, sottosviluppo.
Il suo sguardo registra le piccole cose delle grandi tragedie che nessuno vuole vedere. Le storie che nessuno racconta diventano 24 ore in terra di Camorra: un giorno come tanti altri. Rivelandone la tessitura segreta. I legami col resto del mondo. Nazzaro in queste vicende marginali di muratori abusivi, poliziotti mortuari, legionari napoletani, avvocati cocainomani, spacciatori e vedove di morti ammazzati, ci entra con tutte le scarpe. La sua rabbia è una disperata forma di compassione. Un atto di solidarietà e cruda testimonianza scandito con il ritmo serrato del vero romanzo d’azione. Un romanzo duro e bruciante come la vita di tutti i giorni, tra l’Asse mediano e la Domiziana.