Siamo stati sempre bravi, anzi coerenti, nel trovare posizioni su cui dividerci. Quando si avvicinano le elezioni diventiamo quasi dei tacchini nelle settimane che precedono il giorno del ringraziamento; cominciamo a guardarci intorno cercando i compagni “ca spirieru”.
Minchia, si futtieru a Tancredi!
Ora in un contesto di normalità, questo, di per sé non è un male. Cioè ognuno è libero di seguire la propria coscienza, il proprio istinto. Persino quello di farsi cucinare in un brodo di arance.
E’ una scelta. La condivido e l’apprezzo persino. Soprattutto con le patate.
Il punto è che le idee diventano valide attorno ad un confronto, non accanto ad un contorno. Si diventa squadra attraverso lo scambio, la condivisione.
Fuggire non è mai una soluzione.
Cercare piatti da portata più comodi neppure!
Questa del 26 novembre e adesso il 3 dicembre a Roma sono per noi quell’occasione! Staremo insieme per costruire e condividere, allargarci e allontanare da noi il pregiudizio di un conclave di soliti noti. Siamo qui per mettere sullo stesso tavolo posizioni, in alcuni casi differenti, ma che hanno come prospettiva la stessa direzione.
La stessa che ci vede unilateralmente coesi e lontani dal percorso intrapreso dal Partito Democratico nazionale e per ricaduta da quello siciliano. Siamo infatti tutti d’accordo nel non poter individuare in provvedimenti come il jobs act o l’eliminazione dell’art 18 un profilo nemmeno lontanamente avvicinabile al nostro. Figuriamoci poi accordi con Alfano e neocompagni.
E su questo, ad onor del vero, eravamo tutti d’accordo già da tempo. Almeno così sembrava.
Lo abbiamo dimostrato con il dato sul referendum e fino al risultato di queste regionali, dove, senza il progetto “cento passi”, di unione e di percorso a partire dal nome, saremmo rimasti senza rappresentanza per altri cinque anni.
Adesso l’occasione si ripresenta, noi chiaramente non siamo ladri, ma capiamoci, non dobbiamo essere manco scemi. Dobbiamo esserci, parteciparvi! Insieme, forti, uniti e aperti nell’accogliere le tantissime esperienze civiche e di territorio che ci sono o che arriveranno.
Su questo presupposto, personalmente ed insieme ad alcuni amici, abbiamo deciso di far nascere, dopo una lunga esperienza civica e grazie anche al forte supporto e all’amicizia di Pippo Civati, un comitato di Possibile, Madonie, che fosse principalmente una proposta nata da una richiesta di territorio. Trovate qui alcune informazioni utili.
Come? Rivolgendoci apertamente alle Madonie con l’intento voluto e sognato, del rilancio strategico di quei luoghi. Dei nostri luoghi. Anche in funzione della città.
Le Madonie sono vicine e lontane dalla città, per modi di vivere e per peculiarità territoriali. Sono un polo attrattivo dimenticato sull’onda della speculazione turistica degli anni ‘80 e ‘90.
Vivono un contesto di isolamento sostanziale, fatto di strade impercorribili, collegamenti pubblici casuali (non scherzo, vi ricordate questa?) e risorse economiche ormai al limite della sopravvivenza. Sono terra di emigrazione e di emarginazione culturale. Fatta eccezione per Gangi, Castelbuono e Petralia, troviamo paesi desolati, spopolati e destinati al fallimento esistenziale.
Allo stesso tempo però questi territori hanno dato un grande segnale politico, in particolare alla lista “cento passi” durante le ultime elezioni regionali; ci sono stati elettori e voti, ci sono voci disposte a parlare e ragazzi motivati a restare nella propria casa.
Adesso sentirete sempre più spesso parlare di “rilancio delle madonie”, forse, anzi ne sono sicuro, vi è già capitato di parlare con qualcuno che sembra interessarsi di questa “regione” nella regione.
Purtroppo e per fortuna non è un caso.
Purtroppo perché stanno arrivando fondi e risorse comunitarie che qualcuno ha interesse di manipolare e gestire.
Per fortuna, perché se si sapranno spendere, allora, le Madonie torneranno per davvero. Smetteranno finalmente di essere il dormitorio delle stelle e la cena di cinghiali e daini selvatici.
Questo è un compito che abbiamo affidato agli amministratori locali, i primi, nel prossimo futuro, ad avere la responsabilità sui soldi e sulla vigilanza della spesa.
Ci auguriamo che vengano spesi per il destino dei paesi che amministrano e non per le persone che sperano di gestire.
Una proposta anche questa, che non sarà di isolamento e di nicchia.
Possibile Madonie è una proposta che vedrà collegata la montagna e il mare, i giovani e le donne, gli anziani e i ragazzi, principalmente su idee e progetti, che non resteranno però soltanto intenzioni e letteratura da social network.