Zaira è la protagonista assoluta di questo viaggio nell’abisso dello squallore umano. Un tuffo scoordinato nell’asimmetrico animo dell’individuo qualunque. Zaira è una donna, ma sono io.
È una storia vera, che, a parte i nomi di fantasia, non subirà censure.
La storia di Zaira, questo il nome della protagonista, come anticipato, si sviluppa per caso, quando uno scherzo muta inconsapevolmente in uno studio/inchiesta sui nuovi “mostri” che si nascondono tra le pieghe del web.
Poco dopo aver vestito i panni di una donna, infatti, mi ritrovai invaso da notifiche e richieste di amicizia, tante delle quali, mi parvero sin da subito un po’ inquietanti. I social network però sono così, dopo tanti anni non ci fai neppure caso a ciò che ricevi, figuriamoci poi quanta attenzione si può prestare ad un profilo fasullo. Mai mi sarei messo a filtrare.
Quello che mi stupì qualche giorno dopo è che cominciarono ad arrivare richieste sempre più strane, ma da un target preciso, seppur non individuabile per età o gruppo sociale, erano tutti “arrapati” dalla richiesta facile. Come avessero fatto a trovarmi non riuscivo a spiegarmelo. Probabilmente qualcuno di quelli che avevo accettato funzionava da cavallo di troia, della serie “questa ci sta”, proviamoci tutti insieme. Non trovo altra risposta all’ondata sempre crescente di “nuovi amici” con gli stessi istinti con il quale cominciai ad interloquire.
Ne venne immediatamente fuori un quadro desolante; ero entrato in un giro di “pistolettari” del sesso che mi tormentavano di chiamate, videochiamate, messaggi, “poke” e tutto quanto fosse nelle loro possibilità di utenti digitali. Una realtà che prima d’allora non avevo esattamente percepito.
Quello di Zaira è un profilo praticamente anonimo, con l’immagine personale tratta da un personaggio dei cartoni animati e neanche di quelli avvenenti. Scrive tra le informazioni di vivere a Palermo e non condivide, almeno fino a quando non decido di cimentarmi nel ruolo, praticamente nulla. Ci sono articoli di giornale, qualche like, condivisioni stupide e frasi fatte.
In “copertina” una donna di spalle e poi in seguito, fino alla fine dell’esperimento, una poesia stupida, scritta a macchina da scrivere per trollare un’altra comunità, quella degli autori de “ilmiolibro.com”, storia di cui parlerò in seguito.
Zaira, come dicevo, arriva sul web senza alcuno scopo, se non quello di deridere qualche amico e poi, in seguito, per monitorare la reazione ad alcuni post suscitata da un particolare bacino di utenza: casalinghe, pensionati, uomini e donne fuori dalla mia tradizionale rete di contatti. Insomma, volevo tastare il polso della gente su alcuni contenuti.
Lo scopo era ben chiaro, studiare le reazioni per sviluppare alcuni linguaggi di comunicazione diversi che riuscissero a raggiungere una porzione di utenti differenti dai soliti che frequentavo e che ormai sapevo intercettare.
Quello che non mi sarei mai aspettato accadde però, in messaggistica privata.
Stay tuned.