Geppone è un quarantenne palermitano. Dalle foto che pubblica pare un ragazzo normale, di quelli che ne puoi incontrare tanti per strada e che passano inosservati.
Disoccupato, vive ancora coi propri genitori.
L’aspetto non è inquietante e visto cosa sta arrivando sulla mia casella di posta, è una miglioria.
Porta i capelli rasati, vestito come se fossimo sul finire degli anni ‘90. Sul profilo personale campeggiano decine di foto in casa. Sono più o meno tutte uguali. Lui sta in piedi e sempre con gli “occhiali da soli” (sono gli occhiali da sole, indossati per un selfie dentro casa”).
Tra queste, tante, tantissime, spicca il giubbotto rosso “el pampero”, evidente copia del famoso “slam” da neve.
Ecco le foto in casa, scattate non in modalità autoscatto, sono l’ evidente segnale di una famiglia opprimente, di quelle che ti fotografano perché sei veramente “bello”, ma solo a “mamma soja”.
Geppone è fotografato da qualsiasi angolazione e con qualsiasi simbolo familiare; un quadro dalla cornice dorata raffigurante un vaso di fiori finti; un divano letto con un plaid di flanella; appoggiato al mobile d’ingresso; mentre tiene la gondola, regalo di un viaggio a Venezia e poi, le più “interessanti”, davanti al mare di Isola delle Femmine.
Un grande classico della “singletudine” palermitana. Insomma, un saporito album di presentazione per aspiranti “mogliere”.
L’uomo, sin da subito si mostra un tipo insistente, un po’ sempliciotto, divertente (per me); infatti, pur non avendolo calcolato dopo avergli concesso l’amicizia, usava ripetere come un mantra la catena di presentazione.
A quel punto rispondevo con il tradizionale “pollice in su” e dopo qualche minuto tornava a presentarsi:
“sei di Palermo” ;
”sono Geppone”;
“tu” ;
“Perché non rispondi”.
Pollice in su.
Al quarto messaggio, dopo aver esaminato appunto il “curriculum da amico”, decido di rispondere ai messaggi.
E siamo già innamorati. Pensa.
Per educazione mi presento: “sono Zaira, 71 enne di Canciafrangia Tirrena, vicino Roma”.
Poco interessato alle risposte, Geppone, desidera esclusivamente accertarsi che“Canciafrangia Tirrena” non fosse troppo distante da Palermo e di volere una foto, per assicurarsi che dietro quel “cartoon” ci fosse una donna reale.
Ci vogliono svariati “no” prima che decida ad accontentare la sua curiosità.
“Canciafrangia Tirrena è vicino Roma, te l’avevo già detto!” rispondo piccato.
Poi passo qualche secondo su Google, cercando una settantunenne e alla prima immagine che trovo, sono io. Ero molto annoiato dal loop di domande e determinato a smorzare l’entusiasmo invio la foto di una vecchia con l’obbiettivo di smorzare la voglia di sedurre.
Ovviamente non succede quello che penso, anzi, Geppone chiede un’altra volta se sono di Palermo e poi parte con un “sei una bellissima donna”.
Immediatamente dopo, invia una sua foto, in piedi, dentro la stanza da quattordicenne voglioso. Con uno sguardo ammaliante, Geppone sta appoggiato alla spalliera di una sedia rossa, di quelle con le rotelle, infilata come consuedutine sotto la scrivania di ciliegio “mercatone uno”. Sul volto, gli immancabili “ray ban” a celarne lo sguardo.
Subito dopo arriva il messaggio “ti piaccio io”, la mia mente era pronta a dire “fai cagare”, ma la curiosità di capire dove volesse arrivare mi fece rispondere “sei un bellissimo ragazzo”.
Geppone a questo punto, spedito si lancia in un “peccato siamo lontani” a cui, turbato e divertito, sapendo dove voleva andare a parare decido di rispondere “per fare cosa”.
Dopo qualche minuto di “sta scrivendo” ecco la riposta del quarantenne:
“Ci faccio l’amore mi piace molto farlo con le donne che anno esperienza di sesso”.
Mentre penso alla risposta da inviare, mi accorgo con stupore ed un po’ di vergogna, che la foto inviata a Geppone è quella di una signora appena deceduta.
In pratica avevo fatto il download della copia di un’immagine che riproduceva la foto che sta in bella vista sulla lapide della signora.
La frittata ormai era fatta ed il mio amante era palesemente “straccotto” di una salma. Immaginavo il suo viso sudato, i ray-ban saldati sulla fronte, alzati appena sopra le sopracciglia, unti sulle lenti e saldati alla testa grazie al mix che calore del corpo e sudore copioso sanno creare.
Poco dopo la sua mano sulla patta, magari mentre la madre lo contatta per sapere cosa mangiare quella sera.
Mentre scorro quelle immagini, con un brivido freddo lungo il corpo, ho il colpo di genio per scaricarlo; spostare la conversazione usando un tema caro ai siciliani: la verginità.
“Sono singol da sempre, mi vergogno a fare sesso senza sposarmi”.
Geppone, incredulo, la butta là “tu vuoi sposarmi” e non si ferma più “mi vuoi sposare” e ancora “mi vorresti davvero sposarmi”.
A questo punto voi che avreste fatto? Ecco anch’io. “Perché no?” e rilancio con “hai un lavoro?”, in fin dei conti sono una settantunenne seria. Eh.
Geppone, risoluto, con una punta d’amarezza rilancia “per adesso non lavoro” ed io penso d’avere finalmente la chance per mollare la discussione.
Ma con la vittoria in tasca, il nostro impavido amante, dopo il mio “Geppone come facciamo, vivi con tua madre e tuo padre” avvia il dialogo finale, detto anche a “masculiata”.
“Si vivo con i miei genitori ho perso il lavoro tu stai bene come vivi”
“Pure con i miei genitori, non ho mai lavorato, mio padre, che adesso ha morto, era un padre padrone”
“E vivi con tua madre possiamo scambiarci i numeri di telefono che parliamo voglio conoscerti”
“Per ora no, però poi te lo darò”
“Tu stai bene economicamente”
“No, come faccio a stare bene se non lavoro”
“Quanti anni hai”
“Di nuovo? Ma sei rincoglionito? Ti ho detto 71”
“Ok va bene tu mi piaci molto ti voglio”
“Scusa Geppone, mia madre e caduta dalle scale. ci sentiamo dopo, ciao”
“Ciao ok va bene”
Fine della storia. Poi qualche giorno dopo.
“Ciao che fai dove sei possiamo messaggiare vorrei parlare con te”.
Nessuna risposta per Geppone.